Thursday, September 13, 2007


Mercoledì di parole





Mercoledì a Milano.
Una serata inutile. L’Armani è chiuso. Al Radetzky non c’è nessuno. Al cinema ci vanno gli universitari chè costa meno… non so se il Just è aperto o no… comunque sarà vuoto.
Che senso ha vivere a Milano se non c’è niente da fare il mercoledì sera?
Niente? Forse.
Parole.
C’è la possibilità di sentire parole a Milano il mercoledì.
Libri.
Niente paura. Nessun obbligo di comprare un libro o, peggio, leggerlo.
Nessuna fatica. C’è chi lo fa per te.
Ieri, mercoledì appunto, Valeria Solarino e Caterina Murino.
Belle fighe non c’è che dire… quasi quasi rendono accettabile anche la lettura.
Poi c’è lui. L’autore.
Ieri era Andrea De Carlo.
Allora alla parola si aggiunge la musica.
Oltre ad essere stato l’uomo della Giorgi – post Ciavarro – e (ah sì) a scrivere, De Carlo suona vari strumenti. E pure bene!
Chissà quanta gente… che coda paurosa… una cosa così bella e per giunta GRATIS…
Sedie libere.
Non tantissime ma ce n’erano.
Non per sfiducia nelle suddette fighe. Sono state pure brave.
E nemmeno per lo scrittore. Vende. E pure tanto.
C’era persino Sgarbi obbligato ad una presenza “istituzionale”.
Un discorso anche niente male... e poi via… 100 sms in un ora e mezzo di reading! Nemmeno un quattordicenne in crisi ormonale. Se la Prof. Moratti lo interrogasse si prenderebbe un bell’impreparato. Se non scriveva, smucinava le donnine accanto a lui… e quelle non fuggivano nemmeno in preda al disgusto… Mah!
Morale: Sgarbi ha colto della lettura – e della musica – molto meno della colonna in cemento al centro del palco. Poco male. Affari suoi.
Invece negli altri… in quelli che c’erano… le parole e la musica hanno fatto presa.
Cera chi ascoltava a occhi chiusi. Chi annuiva. Chi immaginava la scena letta e scritta.
Perché ha ragione De Carlo.
Lo scrittore e il lettore sono simili: l’uno deve creare un immagine mentale per far sì che le parole non siano che segni neri sul foglio bianco, l’altro deve anche lui creare un immagine per far si che la pagina non sia che un susseguirsi lezioso di parole.
Però per capirlo bisogna aver letto. O almeno ascoltato.
E per aver ascoltato bisognava esserci.
Magari di mercoledì che l’Armani è chiuso e il radetzky è vuoto.

Monday, July 30, 2007




Ok...


Ricominciamo!


Riprendiamo da capo a scrivere il Blog...


Certo che cominciare una settiamana prima delle vacanze è proprio geniale ma...


Prima o poi bisogna ricominciare...


E poi, magari, durante l'estate mi viene qualche idea geniale...


IMPROBABILE!


Comunuqe... il primo passo è fatto...


Ora non resta che decidere la "linea editoriale"...


Qualcosa tipo "pensieri-trend-business-novità"...


originale come le fragole con la crema...


Come le vacanze in agosto...


Vabbeh... iniziamo!!!!

Monday, May 15, 2006


Disillusione.

Questa parola mi ronzava nella mente, nel volume assordante del mio I-pod, mentre guidavo la mia ford abbondantemente sopra i limiti di velocità per le strade poco trafficate del ponte ”con-tre-giorni-di-vacanza-te-ne-fai-quindici”. Le feste appena passate mi avevano lasciato con un senso di stanchezza, morale oltre che fisica. L’impalcatura autoprotettiva che mi ero costruito intorno, sorretta dalla costante presenza, giorno e notte, di amici e amiche al mio fianco era crollata con un gran fragore nei fumi dell’alcol della mattina del primo gennaio. Non è una novità che il giorno dopo una colossale sbronza (e se c’è di mezzo qualche sostanza illegale ancor di più) mi vengano i sensi di colpa e mi metta a fare pensieri strani e, solitamente, cupi… ma stavolta duravano di più. Evitando per un pelo una smart con un adesivo “scuola guida” (su una smart???) prendevo l’ennesimo appunto mentale per il mio strizzacervelli (i miei amici odiano che lo chiami psichiatra!) “perché dopo un paio d’anni mi stufo di qualsiasi cosa?”. Mi sarei dovuto ricordare di scriverlo da qualche parte una volta fermata la macchina. Guidare, ascoltare musica a volume da discoteca in cuffia, pensare e scrivere è troppo anche per uno come me che si considera “multitasking”. Sicuramente me lo sarei scordato nel giro di poco.
Avevo bisogno di dormire. Una vera dormita. Una di quelle senza pensieri. Una di quelle dormite che cominci sul divano leggendo un libro e finisci a letto senza capire come sei passato dall’uno all’altro luogo e, per una volta, non per i fumi dell’alcol.
D’altro canto il pensiero di tornare a casa, e stare solo mi faceva un po’ l’effetto di guardare nel vuoto… mi attirava e spaventava allo stesso tempo.
La tasca della giacca continuava a vibrare. L’ennesimo messaggio di una brava ragazza capitata nel momento sbagliato della mia vita (ce n’è mai stato uno giusto? E mai ci sarà?). L’avevo ferita senza volerlo ma senza eccessivi sensi di colpa.